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| Ma s'io vedessi qui l'anima trista di Guido o d'Alessandro o di lor frate, per Fonte Branda non darei la vista. (Inferno, canto XXX, v. 76-78)foto scattata domenica mattina venendo giù dalla salita di santa caterina a siena è una lapide su una delle pareti esterne di Fontebranda mi piaceva, anche se non ne capivo il significato e poi era curiosa la coincidenza dei nomi Guido, Alessandro... "lor frate" (!?) vabbé, mi sono fatta un viaggio tutto mio al momento, l'unica spiegazione di questa terzina l'ho trovata qui(ma non ho cercato molto a lungo...) Subito, al nome Guido, pensammo a Cavalcanti, ed eravamo completamente fuori strada, perché chi parla qui non è Dante, ma il maestro Adamo: colui che al castello di Romena - sopra la Fonte Branda - coniò fiorini falsi per i conti Guidi, che lì dimoravano. È su questi ultimi che il falsario scarica la colpa, parlando a Dante e Virgilio; prima della terzina citata, infatti, dice che il ricordo dei ruscelli che dal Casentino sfociano nell'Arno lo "secca" ancora più del castigo cui è sottoposto (l'idropisia); tuttavia rinuncerebbe pure a tutta l'acqua della Fonte Branda pur di vedere le anime dannate dei conti Guidi: Guido II, Alessandro o il loro fratello (non è specificato se si tratta di Aghinolfo o Ildebrandino).però a me piacerebbe sapere anche da quanto tempo questa lapide si trova lì...
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